di Giovanni Morra
Quando percorriamo le strade di Teverola e calpestiamo il suolo che ci ha visti crescere, restiamo spesso infastiditi dalla presenza ingombrante delle automobili, soprattutto lungo la stretta e sinuosa via Garibaldi, dove, tra le auto in sosta e quelle in transito, diventa complicato trovare varchi sicuri attraverso cui procedere.
Lo scenario tecnologico che ci circonda è infatti poco consono alla conformazione degli spazi urbani e al suggestivo fascino di certi scorci prospettici di antica configurazione. Dobbiamo pensare, però, che questo contesto è solo una caratteristica del nostro tempo, un momento infinitesimale della lunga esistenza di questi luoghi, durante il quale ci è consentito come attuali abitatori di essere protagonisti e apportare modifiche anche permanenti al sistema.
Lo stesso privilegio (o responsabilità che dir si voglia) toccato ai nostri padri, ai nonni e a quanti li hanno preceduti nella antica, millenaria civiltà contadina che ha caratterizzato la vita degli uomini fino al secolo scorso.
Noi, infatti, siamo i fruitori, ultimi nella scala generazionale, del complesso ambientale che ci circonda, dove i nostri antenati, in successione, hanno lasciato tracce del loro momento di vita nel territorio attraverso i manufatti realizzati e le trasformazioni apportate all'ambiente.
Le modifiche via via introdotte in base alle esigenze del tempo si sono configurate anche come elementi di vincolo per le generazioni successive, e ne hanno condizionato le scelte urbanistiche e il conseguente modo di vivere cittadino.
Questo vuol dire che non ci si può considerare al di fuori delle linee di sviluppo storico che riguardano il nostro ambito territoriale, in quanto siamo inscindibilmente legati sia col tempo passato che con quello futuro in un continuum indefinito dove le scelte che adottiamo vanno a incanalarsi.
È bene, a questo punto, precisare che le trasformazioni apportate nel corso dei secoli a volte hanno migliorato le condizioni ambientali, rendendole più sicure, ospitali e confortevoli, altre volte hanno procurato scempi irreparabili ai quali non si è più riusciti a porre rimedio.
E il primo riferimento non può non andare, tanto per fare un esempio, alla catastrofe ambientale emersa in maniera macroscopica a partire dagli ultimi decenni del secolo scorso, che ha visto la trasformazione di corsi d'acqua, limpidi e pescosi, utilizzati anche per l'irrigazione, in fogne a cielo aperto in cui riversare ogni sorta di veleni, con la conseguente contaminazione di vaste aree agricole e l'inquinamento dei litorali marini.
Ma tornando adesso alla nostra passeggiata cittadina di introduzione, possiamo renderci conto che, solitamente, prestiamo attenzione solo agli aspetti ambientali che interferiscono con le azioni della nostra vita quotidiana, cioè col nostro presente, mentre, in considerazione del continuum storico di cui si è parlato, dovremmo provare ad allargare l'angolo visuale anche nella dimensione temporale, valutando ogni elemento in cui ci imbattiamo in relazione al suo percorso storico e al valore documentale che lo caratterizza, e non solo in funzione del nostro interesse del momento.
È così che allora potremmo scoprire ed apprezzare tanti segni del passato che ancora ci circondano e che conservano le memorie di una terra ricca di storia e di cultura e di un contesto naturale, ameno e selvaggio insieme, dove è nata e si è sviluppata la nostra comunità di origine.
E con questo approccio prospettico ad ampio spettro diventa anche naturale fare continui confronti tra le caratteristiche dell'habitat attuali e quelle del passato e sorge anche l'esigenza di chiedersi ed esplorare come si sia arrivati all'odierna configurazione dello spazio cittadino e del territorio circostante, a partire da quell'ambiente vergine originario in cui si crearono le condizioni propizie all'insorgere del primo nucleo abitativo della nascente Teberola.