L’origine del toponimo Teverola appare ancora oggi poco chiara o, quanto meno, appaiono poco convincenti le numerose interpretazioni avanzate finora dagli studiosi di toponomastica. Ma la soluzione forse è più semplice di quanto si pensi e possiamo provare a ricercarla insieme ragionando sulle ipotesi fin qui formulate e sui criteri di indagine adottati.
Uno dei primi tentativi di risalire alla denominazione originaria del luogo è stato quello di farla derivare da taberna per pervenire a Tabernola. L'ipotesi si basava sulla considerazione che lungo la via Campana, e principalmente nei nodi stradali più rilevanti, ci dovessero essere taverne di sosta per il ristoro di uomini e cavalli. Si tenga presente che il bivio per l'odierna Casaluce aveva un'importanza notevole nell'antichità, perché consentiva di dirigersi verso le città greche della costa con le quali gli abitanti dell’entroterra intessevano proficui scambi commerciali.
La teoria sostenuta, però, appare poco plausibile perché il toponimo Tevernola, assimilabile a Tabernola, compare solo nel 1480, preceduto da altre denominazioni con matrice diversa. Di conseguenza possiamo escludere che la radice originaria del nome si riconduca a taberna.
Un'altra ipotesi, sostenuta da diversi studiosi, lega l'origine del nome alla produzione agricola di tuberi, da cui sarebbero derivati Tuburola (nome riportato in documenti del 1172, 1175 e poi anche del 1325) e Tuberoli. In questo caso la dipendenza fonetica della denominazione del borgo dai prodotti della terra appare diretta e per questo più convincente.
Ma se andiamo più indietro negli anni troviamo denominazioni come Tevorola (949) e Teborola (960), che si discostano chiaramente dalla radice tub e che, essendo più antiche, meritano maggiore credibilità e attenzione. (1)
Inoltre, non credo che i tuberi fossero coltivati in maniera rilevante nella zona. Il noto apprezzo del 1642, seppure di diversi secoli dopo, può essere comunque indicativo sui prodotti tradizionali coltivati: “Produce il territorio grani perfetti migliori del convicino……. Produce orzo, fave, ceci, lenticchie, ed ogni'altra leguma. Particolarmente grani d'India, lini, canapi, e questi si maturano nel Regio Lagno per distanza di miglia tre in circa (circa 4 km e ½ ) ….. Produce detto territorio vini perfetti bianchi, come sono asprinii, e verdeschi, e rossi”. Come si vede, di tutto si parla tranne che di tuberi.
Infine, l'ultimo tentativo di spiegazione del toponimo è stato quello di legarlo, come per diversi comuni dell'agro, a nomi di famiglie romane che ebbero assegnate delle colonie in Campania da parte di Cesare dopo il suo ritorno dalla Spagna e la nomina a dittatore.
Seguendo questo criterio, per lo storiografo Iannelli, Marcianise ebbe origine dai Marziani; Francolise dai Franchi, Sparanise dagli Sparani, Grazzanise dai Graziani e dai Tuberani sarebbe derivata Tuberoniola, trasformatasi, poi, per processo fonetico in Tuberoila, Tuberola e infine Teverola.
Anche questa interpretazione, plausibile sul piano storico e metodologico, sembra, però, avere risvolti non troppo convincenti. Il processo fonetico riportato appare poco lineare e il passaggio da Tuberoniola a Teverola risulta alquanto forzato. Inoltre ci si basa ancora sulla radice tub, che compare posteriormente a quelle Tev e Teb, e che, essendo più antiche, costituiscono, secondo me, le tracce da seguire per indirizzare correttamente la ricerca.
C’è un altro campo di indagine, in proposito, che, seppure rilevante in questo tipo di studi, appare finora del tutto inesplorato, ed è quello che trae spunto dalle caratteristiche dei luoghi, ovvero dagli aspetti geofisici del territorio, per individuare gli elementi che possono aver suggerito, come avvenuto in molti casi, la denominazione originaria del sito.
È importante, quindi, prospettare lo scenario ambientale del tempo e, per farlo, sarà utile fare riferimento a quanto scritto negli articoli precedenti: “Ncopp o’ pont” e “Teverola e il Clanio”.
In essi si rimarcava la predominanza del fiume Clanio nel territorio con le sue esondazioni e le diramazioni che si incuneavano un poco ovunque. Se consideriamo anche le acque meteoriche che affluivano dal lato sud, per l'abbassamento graduale dell'altitudine in direzione del Clanio, e che assumevano un aspetto quasi fluviale, ci rendiamo conto che l’area dove andrà a nascere Teverola doveva essere quasi sempre invasa dall’acqua.
Per avere un’idea di come si presentava la situazione nei mesi piovosi, si pensi che, ancora agli inizi dell’800, la Via Nuova (via Roma) si trasformava in un vero e proprio corso d’acqua e, per chi abitava nei casolari di campagna oltre tale via, diventava impossibile attraversarla per potersi recare in paese. Ce lo dice una lettera del 16 ottobre 1811, con la quale il Sindaco "delle Comuni riunite di Teverola, Carinaro e Casignano", Luca Mattielli, faceva istanza all'Intendente della Provincia di Terra di Lavoro perché la chiesa annessa al monastero di S. Maria delle Grazie, che era stata chiusa all'atto della soppressione dell'ordine agostiniano (1809), fosse riaperta "perché quella Chiesa è necessaria per ivi andare la popolazione ad ascoltare la messa, ed esercitare degli altri offici religiosi ne' giorni festivi, e fra l'altro ne' tempi piovosi, da poiché venendo questa Comune attraversata da una orribile lava, non puote la stessa, cioè la popolazione dalla parte di detta chiesa portarsi nella Parrocchia per esercitare gli atti religiosi.”
Ma non è ancora tutto, in quanto c’è ancora un’altra considerazione da fare: noi Teverolesi pensiamo che il suolo su cui si sviluppa il centro abitato sia in piano, mentre in realtà ci sono evidenti differenze di quota tra una zona e l’altra. Per fare un esempio, tra via Roma e via Garibaldi si riscontra un notevole dislivello, che si nota chiaramente osservando la pendenza delle strade che le collegano. E così anche da via Dietro Corte I e II e da vico Cirillo, ad andare verso via Garibaldi.
Questo vuol dire che detta strada in passato era una sorta di canalone dove si riversavano le acque meteoriche provenienti da tutte le altre zone più elevate.
Ma io andrei oltre e azzarderei un'ipotesi: è possibile che via Garibaldi, stando alla particolare configurazione altimetrica, originariamente fosse un corso d'acqua sulle cui rive si insediarono i primi abitatori della zona? Lo sviluppo urbanistico del borgo, come dimostrano le mappe più antiche è avvenuto infatti proprio lungo quel tratto di strada.
Ora torniamo al ragionamento di prima e figuriamoci davanti agli occhi quello scenario ambientale prevalentemente acquatico; proviamo a metterci nella mente di quei coloni romani venuti a prendere possesso di queste terre e chiediamoci cosa avranno pensato osservando un luogo con quelle caratteristiche.
Sicuramente sarà venuto loro in mente il ricordo delle campagne romane percorse e bagnate dal Tevere (Tiberis) e sarà venuto naturale chiamare la zona Tiberola, che era anche un modo per instaurare un legame affettivo con la nuova patria e avere la sensazione di sentirsi a casa. Tiberola poi è diventata Teberola e Teborola, così come riportano le fonti più antiche e seguendo la stessa trasformazione fonetica avuta da Tiberis, diventato Tevere.
(1) FRANCO E. PEZONE
Fra i documenti consultati il toponimo cambia come segue: Tevorola anno 949, Teborola anno 960, Tuburola anno 1172, silva Tuburola anni 1175 e 1181, villa Tyburola anno 1205, Tuburola anno 1325, Tevernola anno 1480, e, finalmente, Teverola nell'anno 1520. Nome che, poi, gli rimase tranne che per un Teverone (in un documento del 1587) e di un Tinerola (in un documento del 1895) che sicuramente sono trasformazioni dovute ad errori di trascrizione.