Fin da bambino ho avuto una naturale inclinazione per il disegno. Da ragazzino mi divertivo a ritrarre familiari e vicini di casa, e tutti consideravano quei ritratti fortemente somiglianti. Con il passare del tempo, però, quei disegni sembravano essere andati tutti perduti e spesso mi chiedevo se i miei ricordi non fossero stati distorti dal tempo.

Un ricordo, tuttavia, restava vivido: quello del mio insegnante di disegno alle scuole medie, il professor Riverso, che in seguito sarebbe diventato un artista riconosciuto a livello nazionale. Riverso apprezzava molto i miei lavori e si adoperò affinché a scuola avessi tutto il necessario per dipingere a olio. Ma ciò che più mi è rimasto impresso è stato incontrarlo diversi anni dopo su un treno e sentirlo descrivere, ancora ammirato, alcuni miei dipinti di allora, che io stesso avevo ormai dimenticato.

Più volte, ripensando a quel periodo, mi sono rammaricato di non avere più alcuna traccia concreta di quei primi lavori. Poi, qualche anno fa, è accaduto qualcosa di inaspettato e straordinario: mio fratello Nicola ha ritrovato, tra vecchie carte, un ritratto che avevo fatto di mio nonno Giovanni, il mio soggetto preferito. Amava fare una pennichella dopo pranzo, e in quei momenti ne approfittavo per ritrarlo con la matita.

Quel ritratto ha sorpreso anche me: oltre alla somiglianza fisica, cattura l'essenza caratteriale del soggetto. Chi ha conosciuto mio nonno ha riconosciuto non solo l’impeccabile somiglianza somatica, ma anche la nitida rappresentazione dei suoi tratti psicologici.

Ritrovare quel disegno dopo tanti anni ha significato molto per me, perché ha riportato alla luce un momento fondamentale del mio percorso formativo e rafforzato la consapevolezza di una naturale predisposizione per le arti figurative. Ciò offre nuovi stimoli e incoraggiamenti alla mia ricerca di forme, colori, luce e contenuti.