Luglio in giardino
S'illumina al sole il grappolo d'uva,
e dalla coltre traslucida dell'acino gonfio
già quasi sfavilla, di biondo dorato,
la succulenta polpa celata.
E il prugnolo confonde, nel folto fogliame,
i pochi frutti immaturi color verderame
che mentre mi affanno lì a ritrovare
il vigile merlo è già pronto a carpire.
Sparuti pomodori, or sulle piante
bruciate dal sole rovente africano,
si apriranno al connubio inebriante
d’aromi d’olio e origano silvano.
E il fico, che affiora da dietro la vite,
pone in mostra il suo acerbo tesoro
e, spiacente, promette di ripagare ad agosto
le cure che per lui finora ho riposto.
Rinnovo così il piacere di un rito
che ha il sapore delle cose antiche:
nell'avvicendarsi di stagioni e cicli,
mirar le magie della natura amica.
E mi ritempro a una fonte di gioia perenne,
che ristora l'animo e quieta la mente;
retaggio ancestrale delle vite degli avi,
conformi al respiro cadenzato della Terra;
patrimonio genetico dell'essere umano,
che il vivere moderno non potrà mai cancellare.
Giovanni Morra