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La strage dei 14 carabinieri - Paolo di Grazia -

11-03-2025 15:45

Paolo Di Grazia

STORIA,

La strage dei 14 carabinieri - Paolo di Grazia -

Teverola, il 13 settembre 1943, suo malgrado divenne teatro di uno dei primi eccidi perpetrati dai nazisti in ritirata verso il nord Italia,

Per non dimenticare: accadde alle porte di Aversa 80 anni fa

 

Teverola, il 13 settembre 1943, suo malgrado divenne teatro di uno dei primi eccidi perpetrati dai nazisti in ritirata verso il nord Italia, dopo l'annuncio dell'armistizio, comunicato alla nazione via radio da Badoglio il pomeriggio dell’8 settembre 1943. La firma della resa era avvenuta il giorno 3 dello stesso mese a Cassibile, in provincia di Siracusa, e, come da accordi, doveva diventare efficace solo cinque giorni dopo.

Ciò che avvenne a Teverola fu la conseguenza della prima azione di resistenza avvenuta a Napoli il 12 settembre 1943, conclusasi tragicamente a Teverola il giorno seguente. In sintesi, dopo l'annuncio, i 14 carabinieri che erano in servizio a Napoli presso il porto, benché in inferiorità numerica, si opposero con tutte le loro forze ai tedeschi, che volevano sabotare il palazzo dei telefoni. Dopo una cruenta battaglia, solo dopo aver finito le loro munizioni, dovettero arrendersi. Difesero il palazzo con coraggio e con onore, in quanto esso era di fondamentale importanza per gli alleati, che dovevano sbarcare a Salerno di lì a poco.

Costretti alla resa, sotto minaccia furono obbligati a camminare in direzione di Caserta. Durante il tragitto, i tedeschi, oltre a razziare e distruggere tutto ciò che poteva essere utile agli alleati, rastrellarono anche dei civili, obbligandoli a seguirli con uno scopo ben preciso: far loro scavare la fossa nel luogo in cui, secondo il loro intento, sarebbero stati seppelliti i carabinieri.

Attraversata la città di Aversa e giunti alle porte di Teverola, i nazisti, notando che i carabinieri e i civili rastrellati erano stanchi e stremati dal lungo cammino – in quanto costretti a caricarsi sulle spalle tutte le razzie naziste fatte strada facendo – presero a casaccio tre teverolesi e, sotto la minaccia delle armi, li costrinsero a scavare una fossa.

Fatto ciò, come ha sempre riferito in più occasioni Armando Schiavone, testimone oculare ed all'epoca poco più che adolescente, i tedeschi fecero disporre su due file i carabinieri e i civili. Tra questi ultimi vi erano Carmine Ciaramella, la cui colpa fu quella di essere stato sorpreso in possesso di un fucile, e Francesco Fusco, ribellatosi in quanto costretto a seguirli, poiché non voleva lasciare il suo terreno che stava coltivando. Entrambi erano nativi di Casaluce, ma teverolesi d'adozione, e tutti vennero trucidati con la mitragliatrice.

Dopo la strage, sempre a dire del testimone, i nazisti spogliarono i malcapitati dei loro beni, portando via oro, orologi e denaro. Qui c'è un particolare poco noto: nelle tasche del civile Fusco furono rinvenute 700 lire, che all'epoca rappresentavano una bella somma. I nazisti offrirono quel denaro come ricompensa ai tre che avevano scavato la fossa, ma questi rifiutarono con sdegno, rischiando a loro volta di fare la stessa tragica fine.

I militari trucidati erano, nell'ordine:

  • Brigadiere Egidio Lombardi,
  • Appuntato Emilio Ammaturo,
  • Carabinieri Ciro Alvino, Antonio Carbone, Giuseppe Covino, Michele Covino, Nicola Causatis, Domenico Dubini, Domenico Franco, Martino Giovanni Manzo, Giuseppe Pagliuca, Giuseppe Ricca, Giovanni Russo ed Emidio Scola.

Solo nel 1949 fu posta una lapide commemorativa nel luogo che molti erroneamente ritengono essere il punto esatto della strage. In realtà, il luogo non è quello: si trovava più all'interno rispetto alla strada, ed ora vi è stato costruito sopra.

Con gli anni, tutti dimenticarono questa triste vicenda, fin quando, nel 1986, venne inaugurato, nel piazzale dell’allora municipio di Teverola – oggi denominata Piazza 14 Carabinieri – un monumento che riaccese l'interesse per questa tragica storia, dando inizio a solenni cerimonie commemorative con la partecipazione di cariche istituzionali della provincia e della regione. Alcuni dicono che ciò sia avvenuto anche grazie al Generale dei Carabinieri in quiescenza Domenico Cagnazzo, che, giunto giovane nel nostro territorio aversano, decise di stabilirvisi, diventando un illustre figlio adottivo.

Da pochi anni, un altro monumento è stato realizzato all'interno del cimitero di Teverola, cosicché la solenne celebrazione, che prima si svolgeva nel piazzale antistante l'ex municipio, ora si tiene all'interno del cimitero, come giusto che sia, visto che vi riposano gran parte delle spoglie dei martiri.

Quest'anno, in occasione dell'80° anniversario, oltre alle cariche istituzionali civili e militari e al vescovo della diocesi normanna, Angelo Spinillo, ha presenziato anche il comandante interregionale dell'Arma, Antonio De Vita.

 

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